La normativa italiana sul gioco online: avanguardia o retroguardia?

La strategia dello Stato Italiano nei confronti del gioco online ed offline può essere valutata in modi differenti, a volte diametralmente opposti. In questo articolo analizzando la situazione attuale cerchiamo di mettere in evidenza quale sia stata nel corso di questi anni la politica dell'Italia, a mezzo dell'AAMS, nella disciplina dei giochi di sorte offline ed online; e noteremo come essa si possa classificare per alcuni aspetti di avanguardia e per altri di retrogruardia, addirittura "difensiva".

I quattro casinò italiani di confine: una strategia "difensiva"

Cominciamo con l'analizzare la collocazione geografica degli unici quattro casinò reali italiani (quelli che in inglese verrebbero definiti "land based casinos"). Ciò che salta all'occhio è la posizione di confine che ognuno di essi ha rispetto ad un altro stato europeo, che subito al di là del confine opera i propri casinò nazionali. Il Casinò di San Remo è in posizione di confine con la Costa Azzurra della Francia e Montecarlo, dove si trovano i più rinomati casinò francesi; Il casinò di Saint Vincent si trova prima del valico del Montebianco che porta a Chamonix in Francia, dove oltre confine c'è un casinò nazionale francese; il casinò di Campione d'Italia si trova a confine con la Svizzera, patria ti tanti (anche molto piccoli) casinò; il Casinò di Venezia (l'unico un pò più distante dal confine vero è proprio) può essere considerato a confine con la Slovacchia o l'Austria, terre entrambe ricche di casinò (ricordiamo il casinò di Nova Goriza).

Da questa analisi emerge, a nostro parere, una "strategia difensiva" dei casinò reali italiani, posti ad "impedire" la fuoriuscita dei giocatori dal territorio nazionale; si ha l'impressione che siano posti lì per "scoraggiare" il giocatore ad andare all'estero, anzichè "incoraggiare" il giocatore a raggiungerli.

La regolamentazione dei giochi online: dal poker ai casinò online

Anche la regolamentazione dei giochi online è stata (almeno agli inizi e sempre a nostro parere) ispirata da una "strategia difensiva". Inizialmente infatti solo le scommesse sportive erano state regolamentate ed autorizzate, ed attraverso la politica degli oscuramenti si impediva al giocatore residente italiano di "recarsi" virtualmente su siti di bookmakers stranieri, ed ovviamente su siti di poker online o di casinò online, allora completamente "vietati".

Questo periodo ha visto più volte il nostro paese portato dinanzi alla Corte di Giustizia Europea da parte dell'operatore "preterito" ed "oscurato" di turno, il quale se aveva sede e regolare licenza in un qualsiasi Paese Europeo, accampava pretese in base al concetto della libera circolazione delle merci e dei servizi, assimilando il gioco online ad un "servizio". A dire il vero anche l'atteggiamento sia della Corte di Giustizia, che della stessa Commissione Europea in tema di giochi online è stato ondivago, e lo è tuttora (ricordiamo che sul sito dell'Unione Europea è aperto un forum sul gioco online dove si accettano pareri e considerazioni da parte di tutte le parti in causa, giocatori, operatori e stati al fine di utilizzarle per la stesura di una normativa "quadro" comune). La posizione italiana quindi è cambiata nel tempo: se agli albori del gioco online era un muro contro muro, si è successivamente ammorbidita, fino a prevedere una regolamentazione del settore online, con la possibilità da parte di tutti gli operatori internazionali e nazionali di accedere ai bandi di concessione delle licenze. Infatti dinanzi alla Corte di Giustizia Europea più volte lo Stato Italiano aveva addotto come motivazione degli oscuramenti e della mancata liberalizzazione del mercato, motivi di ordine pubblico; tali motivazioni sono però spesso state ritenute "velleitarie" data la "predisposizione" dello Stato Italiano ad esercitare in proprio, o solo a mezzo di concessionari "istituzionalizzati" (come Sisal e Lottomatica ad esempio) una gran quantità di giochi d'azzardo offline (i gratta e vinci, le lotterie di ogni genere, etc.).

Quindi potremmo dire che anche nel caso del gioco online lo Stato Italiano, visto che dall'adesione alla comunità europea non avrebbe potuto esercitare in regime di monopolio o di "simil-monopolio" i giochi online, ha deciso di optare per una strategia difensiva su due livelli: al primo livello evitando di incorrere in sanzioni europee per comportamento lesivo della concorrenza ha aperto e liberalizzato il mercato dei giochi online ed offline attraverso bandi per le concessioni realmente aperti a tutti gli operatori; al secondo livello evitando che i giocatori online, portassero altrove (all'estero) il proprio denaro, attraverso l'introduzione dei primi portali autorizzati aams per il gioco online. Il tutto corredato dal continuo oscuramento degli operatori non autorizzati (la strategia difensiva per eccellenza). Questa binomio "autorizzazione" ed "oscuramente" ha fin qui funzionato decisamente bene, come abbiamo spiegato in questo articolo.

Dobbiamo anche dire però che una volta decisosi per la liberalizzazione dei giochi, la normativa italiana e soprattutto la regolamentazione imposta agli operatori concessionari in Italia, è decisamente completa e soprattutto impone agli operatori di comportarsi in modo "trasparente" (vedi il nostro articolo intitolato "I bonus dei casinò italiani come regolamentati dall'AAMS"). E bisogna anche dire che a differenza di altri Paesi Europei, decisamente in ritardo, come la Francia che ha imposto un divieto penale di gioco online agli operatori non licenziatari in Francia, e la cui normativa è agli albori (a differenza di quella italiana che è decisamente più sviluppata ed avanzata), la regolamentazione italiana può addirittura assurgere a modello da seguire.

Quindi c'è stata una lenta evoluzione che è culminata da ultimo anche con l'introduzione delle slot machines online e dei giochi con jackpot progressivo, ma il risultato ottenuto dalle scomesse sportive, al poker sportivo, agli skill games in forma di torneo, al poker cash, ai casinò online è decisamente confortante.