La rivoluzione dei casinò online in Europa: Gran Bretagna e dintorni

Gli articoli (o meglio i brevi trafiletti che seguono) furono da noi "redatti" all'indomani dell'approvazione del Gambling Act Britannico, o meglio della sua entrata in vigore nell'anno 2007. La rinnovata legislazione britannica di quel periodo, ha sicuramente costituito una spinta senza la quale probabilmente, non ci sarebbero stati in altri Paesi (anche l'Italia) i processi successivi di liberalizzazione del gioco online e di regolamentazione nazionale delle licenze.

Sebbene la legislazione britannica sia cambiata proprio recentemente, circa nella seconda metà del 2014, per  "rinnovate" esigenze erariali della corona, che erano state frustrate dalla regolamentazione del 2007 (forse addirittura troppo "liberal" anche per gli inglesi), il ruolo svolto dal Gambling Act del 2007 rimane assolutamente determinante per tutta l'evoluzione della materia nel campo dei giochi online in Europa e nei singoli paesi europei.

Vogliamo ribadire che gli articoli che seguono sono stati lasciati così come li avevamo scritti "prima della modifica del 2014 al Gambling Act Britannico". Pertanto essi hanno un valore esclusivamente simbolico e storico, e non di informazione essendo ormai completamente "datati".

Nell'ultimo trafiletto poi che avevamo scritto, vogliamo segnale come avessimo "in qualche modo" intuito che anche il mercato britannico sarebbe cambiato, sebbene non avessimo previsto gli ultimi sviluppi, che lo hanno portato nella direzione già intrapresa dagli altri stati europei, come l'Italia, con la concessione ed il rilascio di licenze di gioco "nazionali".

Malta l'Hub Europeo del Gioco Online

Malta è stata uno dei primi paesi europei ad approfittare della normativa britannica emanata che regolamentava il mondo del gioco online, per cercare di attrarre quanti più operatori possibili all'interno del proprio territorio. Forte di essere stato membro dell'Unione Europea, nonchè paese di diritto anglossassone è stata fin da subito preferito non solo dalla Microgaming come software house, ma anche dai principali casinò online che utilizzano questo software. La sua tassazione "leggera" soprattutto per i redditi provenienti da attività offshore, la hanno fatta preferire alla stessa Gran Bretagna.

Ed in effetti anche dopo l'introduzione delle diverse regolamentazioni nazionali, con l'obbligo per i casinò online di ottenere le differenti licenze (e pagare le tasse) nei diversi stati in cui intendono operare, la sede giuridica di questi casinò è rimasta Malta. Per fare un esempio nel mercato italiano, che sicuramente il lettore meglio conosce rispetto agli altri, molti operatori concessionari in Italia hanno optato per lasciare la sede proprio a Malta: è il caso ad esempio del casinò Voglia di Vincere, o del Casinò Betway.it solo per fare due esempi significativi. Il tutto anche se, da un punto di vista di agevolazioni fiscali, il "sereno" è passato, essendo i profitti effettuati in Italia tassati in Italia (e quelli effettuati in altri paesi che utilizzano lo stesso di tipo di regolamentazione tassati nei paesi di riferimento).

Gibilterra, l'approdo giusto per gli operatori di iGaming

Anche Gibilterra non si è lasciata sfuggire l'occasione di essere uno dei paesi europei a concedere le licenze per il "remote gambling". Essendo da sempre un paese a tassazione "leggera", ed anch'essa godendo delle facilitazioni date dall'essere stata colonia britannica, ed ancora oggi protettorato britannico, anche qui sono "sbarcati" da oltre oceano moltissimi operatori soprattutto di casinò online. E' il luogo di insediamento preferiti della maggior parte dei casinò online con software Playtech, con qualche eccezione (ad esempio ha licenza in Gibilterra il casinò Jackpot City con software microgaming).

Anche per Gibilterra vale quanto da noi segnalato in merito a Malta, a seguito dell'introduzione dei sistemi di "licenza" nazionali, che hanno obbligato gli operatore a prendere licenza o concessione (e conseguentemente a pagare le imposte sul reddito) nei singoli paesi in cui intendevano operare. Per fare sempre l'esempio del mercato italiano, ci sono alcuni operatori che pur essendo concessionari in Italia hanno preferito manterere la propria sede giuridica a Gibilterra; tra questi per fare qualche esempio significativo spicca sicuramente William Hill (uno degli operatori più conosciuti e dalle dimensioni più grandi) che opera in Italia e negli altri paesi in cui vige un sistema regolamentativo nazionale con le diverse concessioni nazionali, ma ha ancora sede con la propria holding WHG (International) Ltd. proprio a Gibilterra.

La Gran Bretagna, il mancato insediamento degli operatori online

Quella che abbiamo denominato una vera e propria rivoluzione europea nel campo dei giochi d'azzardo online è stata a buon diritto innescata dalla normativa britannica sul gioco online rinovellata nel 2007 con l'introduzione del Gambling Act. Tale normativa, fin troppo liberista ed europeista, pur dando l'immagine di una Gran Bretagna quale terra di libertà (al contrario dell'oscurantismo americano ...) ha finito paradossalmente per ledere all'economia dell'igaming britannico stesso. L'aver equiparato infatti una serie di giurisdizioni alla propria per quel che riguarda le concessioni del gioco online, ha consentito agli operatori che intendevano entrare nel mercato britannico, una varieta di scelta per gli insediamenti davvero molto ampia (oltre tutti i paesi europei, anche altri paesi denominati "whitelisted" come la Tasmania, Isle of Man, Alderney, da ultimo Antigua). Ovvio che questi scegliessero i Paesi che a parità di condizioni di licenza, consentissero una tassazione più leggera rispetto a quella della Gran Bretagna stessa!

Quanto da noi riportato qui in alto, relativamente alla situazione della Gran Bretagna, era (alla luce di quanto successo nella seconda metà del 2014) decisamente un'analisi "pertinente". Ed infatti, solo per addentrarci un pò e per rendere più attuale quanto da noi scritto illo tempore, occorre ribadire che da ultimo la Gran Bretagna è ritornata un pò sui propri passi, chiedendo agli operatori che intendessero operare all'interno del territorio UK, di ricevere una concessione o licenza nazionale (proprio come in Italia). Insomma è certo che la Gran Bretagna sia stata il motore della regolamentazione del gioco Europea, ma allo stesso tempo quella grande innovazione iniziale è stata recepeti dai diversi stati in forma diversa più conservativa, alla cui forma anche l'Inghilterra ha finito per adeguarsi