USA ed UK: due visioni normative diverse sul gioco online (che ora si riavvicinano...)

Il fenomeno del gioco online è stato solo di recente (a partire dal 2005) preso sul serio dai diversi governi nazionali. Non tutti i paesi del mondo, adottano il medesimo atteggiamento, anzi siccome la regolamentazione del settore del "remote gambling", continua ad essere decisamente controversa (e non solo per i dubbi legati al tradizionale concetto romanistico della territorialità), assistiamo a posizioni che possono essere anche contrapposte. E' il caso degli Stati Unite e dell'Inghilterra, due paesi con la medesima tradizione normativa che hanno intrapreso strade completamente diverse: una strada protezionistica e sanzionatoria gli Stati Uniti, ed una strada liberistica ma regolamentata l'Inghilterra (anche se come vedremo i governanti della terra d'Albione sono ritornati sui propri passi proprio di riecente, nel settembre 2014). Analizziamole meglio nel dettaglio.

Indipendentemente dalle diverse storie "normative", comunque, vogliamo aggiungere ai due articoli sotto riportati e da noi redatti "illo tempore", che la strada più battuta, almeno in Europa, sembrerebbe la strada delle regolamentazioni nazionali, così come è accaduto in Italia con l'AAMS (ora ADM - Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), soprattutto dopo la redazione del "libro verde" da parte della Commissione Europea. Il Libro Verde è un'analisi svolta dalle istituzioni dell'Europa sul fenomeno del gioco d'azzardo online, che contiene linee guida nei confronti dei paesi membri che intendessero regolamentare il fenomeno. Ed in effetti come l'Italia, anche altri paesi hanno optato per una regolamentazione nazionala: possiamo citare qui la Danimarca, ma anche la Francia ed il Belgio, e da ultimo la Spagna che hanno adottato una regolamentazione simile alla nostra.

Da ultimo, come accennato, anche la Gran Bretagna è ritornata sui propri passi ed ha modificato nel settembre 2014 il Gambling Act del 2007 (che abbiamo approfondito appresso) entrando anch'essa di diritto tra i paesi che hanno inteso approntare un proprio sistema di concessione interno, sotto l'egida della Gambling Commission.

Gli Stati Uniti ed i casinò online: l'introduzione del UIGEA

Fino al 2006, ovvero fino all'introduzione dell'UIGEA, anche gli Stati Uniti erano come la maggior parte dei paesi del mondo del tutto indifferenti (almeno normativamente) al fenomeno del gioco d'azzardo online. Ma vuoi una crescente "assuefazione" dei giocatori amercani, vuoi il crescere di un mercato che portava risorse nazionali (i soldi degli americani) in paesi "offshore", anche a danno dei casinò nazionali, l'orientamento che è prevalso nella politica statunitensa è stato di carattere proibizionistico (e non è certo nè il primo nè il più famoso nella storia di questo paese) e protezionistico.

Il 30 settembre 2006 il Congresso degli Stati Uniti d'America approvava l'UIGEA (Unlawful Internet Gambling Enforcement Act) che in parole povere "vieterebbe" tutto il gioco d'azzardo online, escludendo i giochi di abilità i cosiddetti skill games.

Ma la vicenda è più complicata di come sembra, innanzitutto l'UIGEA viene approvato unitamente al Safe Port Act, di cui è sostanzialmente un addenda, (quasi un emendamento per riportarlo ad un esempio legislativo italiano), e da un punto di vista di omogeneità nulla o poco più di nulla ha a che vedere con il Safe Port Act medesimo. Trattandosi poi di una sorta di "emendamento", il Congresso si è limitato all'approvazione dell'intero atto non soffermandosi quindi esplicitamente sull'UIGEA che a noi interessa.

Ma al di là dei possibili discorsi sulla formazione della norma, qui ci interessano le conseguenze che l'attuazione dell'UIGEA ha portato con sè. Innanzitutto tantissimi operatori hanno chiuso completamente i battenti verso il mercato americano (soprattutto dopo il cosiddetto caso Neteller, in cui l'operatore finanziario ha dovuto pagare una cauzione di $136.000.000, per aver effettuato transazioni con cittadini americani); altri hanno trovato dei metodi per poter operare offshore, cercando di tenersi quanto più alla larga possibile dalla scure della giustizia americana.

Ma perchè l'UIGEA è stato così efficace? Perchè ha colpito direttamente i metodi di deposito e di pagamento. Questo atto normativo infatti ha una sezioni riferita e rivolta soprattutto alle banche ed agli operatori del mercato delle carte di credito vietando qualsiasi transazione finanziaria da o verso gli operatori di gioco online.

Ad ogni modo questo atteggiamento di chiusura ha visto non poche ripercussioni anche da un punto di vista internazionale. Soprattutto presso il WTO sono state aperti procedimenti per infrazione a carico degli Stati Uniti promossi anche da paesi europei. E' per questo che nel settembre 2008 l'allora commissario europeo Charlie McCreevy (irlandese) ha tenuto un discorso al Congresso Americano per perorare la causa del gioco online....

Ma nonostante tutte le pressioni sia interne dei lobbysti che provano a far introdurre almeno delle misure di regolamentazione interno del fenomeno, sia esterne dei paesi che si sono appellati al WTO, l'UIGEA resiste ed ad oggi gli Stati Uniti sono ancora completamente chiusi al fenomeno del "Gambling Online". Infatti i maggiori operatori internazionali, per intenderci quelli che hanno licenze nei diversi stati nazionali europei, non accettano in modo assoluto giocatori provenienti dagli USA. Di contro ci sono "casinò online"  di dubbia reputazione, con sede spesso nella zona caraibica od in Costarica, che continuano ad operare illegalmente verso il territorio statunitense, subendono però le ripercussioni; infatti spesso abbiamo sentito notizie di cronaca che riguardavano azioni dell'FBI proprio nei confronti di operatori che tentavano di aggirare questo divieto. Insomma gli USA quando vogliono sanno fare sul serio!

Il Gambling Act Britannico del 2005 e l'entrata in vigore del 2007 e le ultime modifiche del 2014

La politica intrapresa dalla Gran Bretagna in tema di gioco d'azzardo online, è stata al contrario, molto diversa da quella degli Stati Uniti. Nel 2005 veniva promulgato il cosiddetto "Gambling Acrt" che regolamentava ed armonizzava l'intera materia del gioco d'azzardo compresa la branca del "remote gambling". L'entrata in vigore effettiva è arrivata solo a metà del 2007, e questo per rendere operative una serie di Istituzioni di Controllo, che la normativa stessa introdiceva al fine di garantire un controllo "attento" un un mercato che veniva in qualche modo "liberalizzato".

Il presupposto da cui parte l'Inghilterra infatti è diametralmente opposto da quello degli USA e dell'Italia: è un presupposto di libertà secondo cui tutti gli inglesi possono scegliere di giocari online presso qualsiasi operatore ritengono attendibile. Le limitazioni sono relative al solo campo dell'advertising, nel senso che gli operatori che intendono inviare messaggi promozionali al mercato inglese (o direttamente attraverso pubblicità sul territorio, o indirettamente promuovendo offerte in valuta inglese) devono possedere determinati requisiti.

I requisiti richiesti, sono dati per esistenti, per tutti quegli operatori che appartengono all'Unione Europea ed all'EEA (European Economic Area), i quali quindi, senza necessità di licenze o controlli ulteriori, possono liberamente e legalmente operare sul suolo britannico. Per tutti gli altri, non è possibile un'analisi individuale, ma sono necessari accordi tra Stati che garantiscano i controlli richiesti dalla legislazione britannica.

In questo caso, ad intervalli temporali prestabiliti, le autorità inglesi incontrano le autorità dello stato concedente la licenza, e stabiliscono di comune accordo, od effettuano la revisione dei punti critici e delle modalità di controllo espletate dallo stato concedente medesimo. Se le modalità di controllo e le garanzie concesse dallo Stato concedente soddisfano i requisiti del Gambling Act, lo stato viene inserito nella cosiddetta "white list" e tutti gli operatori (per intenderci i casinò online) licenziatari in quello Stato da quel momento possono operare anche sul suolo britannico.

Ovviamente il tutto è un pò più complesso di come lo abbiamo esemplificato, ma "in nuce" il concetto è quello qui esposto. La Gran Bretagna però è di recente dovuta tornare sui propri passi perchè questo incredibile concetto di "libertà" ha cozzato fortemente con gli interessi erariali della corona.

Già a partire dal 2010 infatti i primi report ed i feedback che il fisco inglese ha ricevuto dalla liberalizzazione del Gambling Act erano decisamente al di sotto di tutte le aspettative. Un sistema che apriva alla libertà di stabilimento in qualsiasi posto dell'Unione Europea, nelle zone EEA e finanche (come abbiamo visto) nei paesi extracomunitari che fossero inseriti in quella che veniva denominata "white list", aveva portato i principali operatori del gioco online a prendere la sede in paese a fiscalità decisamente agevolata, come Gibilterra e Malta, e solo pochissimi avevano scelto quale sede l'Inghilterra stessa.

Ed in effetti dal settembre 2014 anche in Inghilterra sono state inserite delle modifiche al Gabling Act del 2007 tali da aprire la strada solo agli operatori di gioco che sceglieranno di farsi autorizzare (e pagare quindi anche le tasse) in Inghilterra... una strada su cui l'Italia, come visto, aveva già puntato da un pezzo...